Niente leoni alla politica. La 82° Biennale d’Arte cinematografica si è conclusa il Leone d’oro al film di Jim Jarmush,“Father, Mother, Sister Brother”, mentre il favoritissimo tunisino “La voce di Hind Rajab” in lizza con il francese “Il Mago del Kremlino” ha portato a casa il Premio Speciale della Giuria. La delusione è stata palese sul palco e in platea. Un premio è andato a un film di guerra ma di 40 anni fa, iraniano, per il restauro. A bocca asciutta anche Katherine Bigelow, col blockbuster sul missile vagante. A dire l’ultima parola sulle propagande è stato il cardinale di Gerusalemme Monsignor Pizzaballa, la superstar invitata dal presidente Pietrangelo Buttafuoco a entrare a gamba tesa a spegnere animosità e frecciate – pure sul palco delle premiazioni – di coloro che tifavano per le proprie religioni, tenendo tra le braccia il simbolo di San Marco. Come da pronostico invece per il premio alla migliore sceneggiatura francese Valerie Donzelli per “A pied d’euvre”. L’applauso più lungo alla finale l’ha strappato la commemorazione di uno dei main sponsor assenti al Lido, grande mecenate del cinema, lo scomparso stilista Giorgio Armani. L’Italia che si aspettava qualche coppa per i film “Elisa”, “Duse”, “Un film fatto per bene” ha visto il pubblico in estasi per “Portobello”, “Il Mostro” e “La Grazia”. Ma ha dovuto salutare la vittoria della vecchia volpe Gianfranco Rosi, Premio Speciale per la Giuria, con il documentario “Sotto le nuvole” . Vola Benedetta Porcaroli, Tony Servillo ha finalmente ricevuto la Coppa Volpi, giusto in tempo per non dovergli dare il Leone alla carriera. La Volpi in versione femminile è andata, tra lo stupore generale, alla cinese Xin Zhilei e forse c’è lo zampino del Dragone in giuria. Qualcuno avrà reclamato una coppa per l’Asia, che tanto finanzia il cinema mondiale.