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Locri: “Nell’ospedale si rischia di morire”

Locri: “Nell’ospedale si rischia di morire”
Pubblicato il 24 Febbraio 2015
da YouReporterNEWS.
Italia, Calabria
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Dopo il crollo di un ascensore nell’ospedale, con un’infermiera miracolosamente salva, il presidio ospedaliero, unico nosocomio nell’area della locride, è nell’occhio del ciclone. La struttura, denunciano i cittadini, versa nel degrado più assoluto. Mancanza di personale, medici ed infermieri anziani, blocco delle assunzioni, reperibilità 24 ore su 24, reparti fatiscenti, ne fanno uno degli ospedali più “pericolosi” della Calabria, se non d’Italia. Eppure, nonostante le croniche lacune che negli anni lo hanno ridotto in una cattedrale nel deserto, chi vi lavora lo difende. Gli errori, spiegano, sono da addebitare ad una cattiva gestione della sanità nella regione. Propensa più a dispensare cariche manageriali ad amici e parenti, piuttosto che salvaguardare la vita dei pazienti. Le eccellenze, nonostante gli atavici problemi, invece di essere tutelate o magari suffragate attraverso una politica di sviluppo, fanno un’immenso sforzo nel lavorare. Come ad esempio il reparto di oncologia, utilizzato dai pazienti solo come day hospital, anziché concepirlo come una vera e propria unità di degenza dove il malato venga assistito durante tutto il ricovero. “Non ci sono le strutture per lavorare con serenità” è il caso del reparto di ortopedia, dimezzato per insufficienza di personale. Stanze chiuse e posti letto vacanti, poiché il malato non può essere curato. E’ la triste storia di un reparto che si è visto tagliare dalla direzione sanitaria, uomini e mezzi. E poi c’è la vita quotidiana all’interno del presidio ospedaliero: Barelle con cadaveri che vengono trasportati lungo i corridoi dell’ospedale non curanti delle persone che vi transitano, a coloro che non rispettano il divieto di fumo nei reparti. Insomma l’Ospedale di Locri sembra vivere nell’anarchia più assoluta. La colpa? Ai posteri l’ardua sentenza

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