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Festival Oriente Occidente 2014 – 30 agosto-8 settembre

Festival Oriente Occidente 2014 – 30 agosto-8 settembre
Pubblicato il 4 Agosto 2014
da OrienteOccidente.
Italia, Trentino-Alto Adige
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Presentazione

“Il posto della danza è nella case,

per le strade, nella vita.”

Maurice Béjart

“Il corpo è un carniere di segni.

Il segno è un corpo disincarnato.”

Jean Baudrillard, L’échange symbolique et la mort

Un “corpo a corpo”, vuoi declinato nella conflittualità dei singoli o dell’intera società, vuoi nella comunione e nella vicinanza, lega gli spettacoli scelti per la trentaquattresima edizione del Festival Oriente Occidente.

Nel centenario dello scoppio della prima guerra mondiale, a Rovereto, città dove a monito perenne della pace regna una campana il cui bronzo proviene dalla fusione dei cannoni delle diciannove nazioni che presero parte alla Grande guerra, il tema del conflitto, osmoticamente ancorato a quello antitetico di armonia e comunione, non poteva passare inosservato. Sottende, infatti, con modalità espressive ed estetiche differenti, la linea artistica di questa edizione che abbandona la bussola geografica leitmotiv degli ultimi anni, per raccontare più profondamente l’uomo, le comunità, le tensioni politiche, sociali e familiari che lo accomunano in qualsiasi angolo del globo. Il micro e il macro del conflitto, la memoria del corpo e le potenzialità dell’unione. Ecco il filo rosso di Oriente Occidente 2014 che ospita quattordici compagnie con produzioni in prima nazionale e creazioni originali per il Festival, da annoverarsi tra le più significative e singolari dell’attuale panorama coreutico. Gli autori che le animano arrivano dall’Europa, dall’Africa subsahariana, dal Venezuela e dal Medioriente con il loro bagaglio di incroci, culture e storie da raccontare.

“Corpo a corpo” dunque, che è anche “corpus versus corpus” a seconda che si tratti della danza fisica, dirompente e marziale del belga Wim Vandekeybus o dell’israeliana Sharon Eyal, del desiderio di riscatto, pacifico e musicale dei neri verso i bianchi nel Sudafrica dell’apartheid (Via Katlehong Dance), dell’analisi di una sofferenza post conflitto in cui l’arte del movimento diviene unico appiglio per la salvezza (Compagnie Baninga). O che si tratti del confronto con la storia e le stupidità delle generazioni (Michela Lucenti/Balletto Civile), con ciò che percepiamo come diverso (Candoco), con l’altro (Virgilio Sieni) con l’essenza della materia danza (Emanuel Gat), con il vuoto (Retouramont), con noi stessi nell’insanabile diatriba tra intelletto e fisicità (KinesiS Danza). Ma anche un “corpus versus corpus” nelle diverse esperienze di community dance messe in atto in questa edizione miranti a coinvolgere il territorio e i suoi abitanti in un’espressione artistica condivisa e per tutti. Il magniloquente Rizoma di Sharon Fridman, grande affresco sul primo respiro collettivo della nascita, happening per settanta non professionisti da consumarsi all’alba, ma anche i due quadri realizzati da Virgilio Sieni con i trentini che hanno voluto mettersi in gioco nell’ambito del progetto sovraregionale dell’autore sul Vangelo secondo Matteo, a cui si aggiungono i travolgenti flash mob di Protein Dance che sfoceranno in un grande evento festivo. Tutto questo pone la danza contemporanea – troppo spesso percepita quale arte elitaria – come felice strumento munito del potere assoluto di trasformare non solo l’individuo ma anche la qualità del rapporto sociale. Arricchire le persone, attivare nuove modalità di relazione, stimolare l’approccio creativo e lo stato di salute, senza confini estetici che ne limitino la trasmissione delle pratiche: ecco la conquista della danza di comunità a cui questa edizione di Oriente Occidente dà voce. L’agire creativo alla portata di tutti, senza preclusione di sorta: età, ceto, disabilità.

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