E’ attestato per la prima volta nel 1068 come Buiti e deriva dal latino tardo bucita, “pascolo di buoi”.
La prima attestazione scritta dell’esistenza del borgo riguarda l’edificazione di due chiese ed è dell’anno 841; nel secolo XI il territorio era già stato dotato di un potente sistema difensivo, al punto che ben otto castelli svettavano sulle cime dei monti della zona: il Castello di Panicale, Castell’Arso, il Castello di Farneta, il Castello di Santo Stefano in Cintoia, Castel di Nocco, Castel Tonini, Castel San Giorgio e il Castello di Sant’Agata. Alcuni di essi sono andati perduti nel corso dei secoli, altri sono sopravvissuti e si possono ancora visitare, come Castel di Nocco e Castel Tonini, che rappresentano a tutt’oggi piccoli borghi abitati.
Buti fu uno dei borghi che partecipò alle accanite lotte fra i territori di Lucca, Pisa e Firenze, così che venne ad essere distrutto e ricostruito più di una volta. La particolare posizione geografica del Comune, il fatto cioè che sia quasi completamente circondato dai Monti Pisani, ha influenzato notevolmente l’economia butese. Un tempo borgo a carattere essenzialmente agricolo, basava la propria attività sulla produzione olearia, sulla raccolta di castagne e la lavorazione del legno; l’olivo e il castagno erano infatti le maggiori risorse della zona. Dal secolo XIX venne ad incrementarsi la produzione artigianale di ceste, gabbie e corbelli, mentre nel Novecento si sviluppò l’attività legata all’industria mobiliera.
L’artigianato rimane ancora oggi la risorsa che caratterizza l’area di Buti; in particolare, con l’adesione alla “Strada dell’Olio: Monti Pisani” è valorizzato il forte contributo butese alla produzione olearia della zona, anche attraverso la messa a disposizione di due moderni frantoi che vengono utilizzati da diversi comuni della provincia.