Un’importante operazione dei Carabinieri si è svolta nelle prime ore del 17 luglio 2025 a Bra (Cuneo), coinvolgendo anche militari del Comando Provinciale e unità cinofile.
Nell’ambito dell’“Operazione Djali”, sono stati eseguiti undici arresti tra cittadini albanesi, ritenuti responsabili di spaccio, coltivazione di sostanze stupefacenti e furto di energia elettrica.
Altre sette persone risultano tuttora ricercate a livello internazionale.
Il sistema “djali”: giovani pusher a rotazione
Le indagini, avviate nell’ottobre 2024, hanno portato alla luce una rete articolata in tre diverse cellule criminali. Due di questi gruppi erano specializzati nello spaccio di cocaina, sfruttando un sistema di reclutamento denominato “djali”, termine albanese che significa “ragazzo”. Giovani tra i 20 e i 25 anni venivano fatti arrivare in Italia con visti turistici di breve durata, impiegati come pusher per tre mesi e poi sostituiti, in modo da rendere più difficile l’identificazione.
Cannabis coltivata con tecnologie avanzate: maxi sequestro
Una terza cellula criminale era particolarmente attiva nella coltivazione indoor di cannabis, utilizzando serre sofisticate e tecnologie di ultima generazione.
Le forze dell’ordine hanno sequestrato più di una tonnellata tra marijuana confezionata e piante vive, per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. Sono stati recuperati anche 800 grammi di cocaina e 15mila euro in contanti.
Un’organizzazione strutturata come un’azienda
Il modello di gestione delle attività criminali si distingueva per la struttura quasi “aziendale”: personale reclutato per periodi stagionali, turn-over programmato, strumenti di elevata tecnologia e specializzazione. Secondo gli investigatori, alcuni dei soggetti coinvolti fornivano addirittura consulenze a gruppi esterni per ottimizzare le coltivazioni.
Indagini ancora in corso
Le autorità sottolineano la complessità dell’indagine e la necessità di approfondire ulteriormente i collegamenti internazionali. La presunzione d’innocenza è garantita per tutti gli indagati fino al termine ultimo del processo. L’operazione Djali segna comunque, secondo gli inquirenti, un rilevante colpo alle organizzazioni dedite al traffico e produzione di droga in Piemonte.