di Raniero Pedica –
“Il quadro che non c’è”
Tra le straordinarie opere esposte a Firenze nella galleria Palatina di Palazzo Pitti, in questo periodo l’attenzione e la curiosità di turisti e visitatori è rivolta a una riproduzione in bianco e nero con la scritta “RUBATO!” in tre lingue: italiano, inglese e tedesco. Una didascalia spiega che a trafugare l’opera furono i soldati della Wehrmacht. Tutto nasce da una provocante iniziativa di Eike Schmidt (tedesco, ndr) direttore degli Uffizi, che il primo gennaio 2019 appende un duplicato del “Vaso di Fiori”, pittura a olio di Jan van Huysum, su una parete della Sala del museo fiorentino che dirige. La modesta copia (cm 47×35) di un artista olandese vissuto a cavallo del 1600 e 1700 perlopiù apprezzato per le sue nature morte con fiori e paesaggi, è diventato un caso internazionale tra Italia e Germania. Con un’interrogazione, infatti, il politico italo-tedesco Fabio de Masi parlamentare della Bundestag, chiede che il quadro sia restituito all’Italia. La controversa vicenda del quadro con fiori rari, messi su un fondo scuro, nasce nel 1940. Allo scoppio del conflitto mondiale, la pittura, acquistata dal granduca Leopoldo II nel 1824 ed esposta per oltre un secolo insieme con altre opere di pittori olandesi nella Sala dei Putti, è trasferita in un deposito segreto in Toscana. Nel 1943 fu spostata a villa Bossi Pucci di Firenze. I soldati tedeschi in ritirata trafugarono diverse casse di materiale d’interesse artistico, tra cui l’opera del pittore di Amsterdam, immagazzinata poi vicino a Bolzano. Un soldato tedesco spiombò la cassa, prelevò il quadro e lo spedì ai suoi familiari in Germania. Perse definitivamente le sue tracce, il dipinto ricompare nel 1991 quando gli eredi del militare incaricarono un restauratore di sistemare la tela. Interessata del caso, la Pinacoteca di Monaco, stabilì dei contatti con