In municipio a Crema, sabato 1 agosto, nella sala dei Ricevimenti, sono convenuti i sindaci dei comuni vicini, una quarantina, per l’incontro con il prefetto di Cremona Paola Picciafuochi organizzato dal sindaco di Crema Stefania Bonaldi, sul tema dei “richiedenti asilo”. Invitati anche i rappresentanti della Caritas diocesana, che, secondo la Bonaldi, dovrebbe giocare un ruolo importante nella risposta all’emergenza migranti, che a Chieve ha mostrato tutti gli aspetti di criticità del lasciare meramente la soluzione della questione alle convenzioni tra Prefettura e privati. L’incontro si è svolto a porte chiuse per l’intera discussione.
In buona sostanza si trattava di decidere da parte dei sindaci se essere protagonisti dell’accoglienza o subire le conseguenze dell’urgenza (o più corretto forse sarebbe chiamarla fretta di risolvere?) decretata dal ministero dell’Interno. L’incontro non ha partorito una soluzione, ma ha portato comunque i partecipanti a condividere i passi da fare nei prossimi giorni e cioè una serie di incontri ristretti tra rappresentanti di comuni limitrofi. Da parte sua il prefetto ha garantito una sospensione degli invii di “richiedenti asilo” per un breve periodo.
Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, sabato pomeriggio ha scritto un commento all’incontro del mattino sul suo diario Facebook, in cui ne sintetizza i lavori: “Stamane con i sindaci, il Prefetto e i responsabili della Caritas abbiamo iniziato un percorso di confronto rispetto a questa emergenza. Sono emerse sensibilità differenti, ma in generale anche la consapevolezza che o i territori si confrontano e cooperano nel trovare soluzioni sostenibili, dignitose ed equilibrate, o subiranno decisioni calate dall’alto, con tutti i rischi connessi e le tensioni sociali che queste scelte determinano. Molti dei sindaci o dei loro delegati si riuniranno in settimana nei vari subambiti del nostro territorio per valutare possibili risposte logistiche”.
Ma fondamentalmente diversa, rispetto ad altri approcci, come quello ad esempio abbozzato nell’assemblea di Brembio, la risposta preventiva a situazioni tipo Chieve formulata dal sindaco di Crema: “Riteniamo peraltro necessario sottrarre al ‘mercato privato’ questa gestione inserendo come punto imprescindibile l’intervento della Caritas, eventualmente affiancata da altri operatori sociali, per percorsi di affiancamento e mediazione culturale e progetti educativi. Sarà importante, successivamente, coinvolgere i migranti in lavori socialmente utili, come sta già avvenendo in altre comunità, per generare un ‘effetto restituzione’, importante per una reciproca accettazione e civile convivenza”. Insomma eradicare la speculazione privata che trova e può trovare ulteriore terreno fertile nell’emergenza migranti, coinvolgendo nella gestione operatori sociali di indubbia affidabilità la cui attività è indirizzata all’inserimento nel contesto territoriale con strumenti e modalità serie e comprovate di affiancamento, mediazione culturale e finalità educative. I migranti non siano, cioè, soltanto un’opportunità di fare cassa sulla loro pelle da parte di privati con pochi scrupoli riguardo ai disagi che la loro disinvoltura può creare ai residenti, ma piuttosto persone da considerare come tali ed una risorsa per la comunità che li ospita.
Protagonisti dell’accoglienza per non subire l’urgenza
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